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Il licenziamento durante la gravidanza è sempre considerato nullo?

Una recente sentenza del Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna (TSJ Cat 2594/2025) conferma che una lavoratrice incinta può essere licenziata se smette di adempiere ai propri obblighi, anche in regime di telelavoro. Il tribunale ha dichiarato legittimo il licenziamento di una dipendente che è rimasta per oltre un mese senza collegarsi alla sua postazione mentre lavorava da casa.

Il contesto del caso
La lavoratrice era stata assunta per fornire servizi di assistenza telefonica da remoto. Senza preavviso né giustificazione, ha smesso di collegarsi ai sistemi interni per oltre 30 giorni. L’azienda, che non era a conoscenza della gravidanza, ha proceduto alla risoluzione del contratto per scarso rendimento e mancato adempimento delle sue funzioni.

Dopo il licenziamento, la dipendente ha sostenuto che si trattava di una misura discriminatoria legata alla gravidanza. Tuttavia, sia l’azienda che i tribunali hanno dimostrato che il licenziamento si basava esclusivamente su fatti oggettivi: una prolungata inattività senza causa né preavviso.

Cosa dice il tribunale
Il TSJ della Catalogna respinge il ricorso della lavoratrice e nega che vi sia stata discriminazione. Secondo la sentenza:

  • La gravidanza non era conosciuta dall’azienda in nessun momento del processo.

  • Il licenziamento è avvenuto per motivi disciplinari, non personali.

  • L’inadempimento contrattuale è stato chiaramente provato.

  • Non vi è stata violazione di diritti fondamentali.

Pertanto, non si può parlare di nullità per gravidanza quando il licenziamento non ha relazione con tale fatto ed è sostenuto da un comportamento oggettivamente sanzionabile.

Cosa devono tenere presente le aziende e i lavoratori
Questa sentenza ricorda una questione chiave in ambito lavorativo: la gravidanza protegge dal licenziamento ingiustificato, ma non impedisce la risoluzione del contratto quando esistono cause reali e documentate.

Per le aziende:

  • È fondamentale dimostrare qualsiasi inadempimento con prove solide, soprattutto in contesti di lavoro remoto.

  • La protezione legata alla gravidanza non esonera la lavoratrice dai suoi obblighi.

  • Documentare avvertimenti o comunicazioni precedenti rafforza la difesa in caso di eventuali reclami giudiziari.

Per le lavoratrici:

  • Essere incinta non significa essere esentate dalle responsabilità del ruolo.

  • Comunicare chiaramente la gravidanza aiuta ad attivare le misure di tutela.

  • Abbandonare i compiti senza giustificazione, anche in modalità remota, può comportare gravi conseguenze.

Conclusione
Il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna ha tracciato una linea chiara: il lavoro da casa non impedisce il controllo del rendimento e la condizione di gravidanza non rende automaticamente nullo qualsiasi licenziamento. Gli obblighi lavorativi rimangono e il loro inadempimento può essere sanzionato anche se la relazione lavorativa si svolge a distanza.